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Chiesa del SS. Salvatore – San Salvatore, Vico Equense

Chiesa del SS. Salvatore – San Salvatore, Vico Equense

La chiesa del SS. Salvatore, presumibilmente quattrocentesca, in origine si presentava ridotta nelle dimensioni e scarna nei decori. L’alta cupola, che poggia su un ampio tamburo, posto al termine della navata unica, a cui si unisce mediante pennacchi, fece la sua comparsa nel Seicento, ma solo negli anni trenta del secolo scorso venne rivestita con fogli di rame. L’abside semicircolare, che oggi accoglie la mensa d’altare, invece assunse le forme attuali agli inizi del Novecento. Lo stesso può dirsi per la facciata che venne in buona parte rifatta, pur mantenendo la scala a doppia rampa di probabile matrice settecentesca, che risulta funzionale a raccordare la chiesa con la piazza antistante, perché sopraelevata rispetto al manto stradale. A quel periodo risalgono pure l’imponente torre campanaria a pianta quadrata, sul fronte laterale sinistro, e tutte le decorazioni in stucco, che ne abbelliscono l’interno. La navata è coperta con volta a botte e venne protetta con un tetto a doppia falda, dopo il terremoto dell’80, per riparare la chiesa dai danni provocati dal gelo e dal vento invernale, a causa della vicinanza con il Monte Faito.

La cupola, prima degli interventi di restauro conservativo, presentava un quadro fessurativo importante soprattutto nella sua parte centrale. Per poter procedere al consolidamento statico della stessa è stato necessario rimuovere il rivestimento esterno in rame. Durante la rimozione, le lastre di rame sono state numerate e catalogate secondo uno schema grafico in grado di guidarne l’eventuale ricollocazione o, comunque, di riprodurle in maniera identica nella forma e nelle dimensioni. Nonostante la cura impiegata nell’attività di rimozione del rivestimento in rame, è risultato impossibile, al termine dell’intervento di consolidamento della cupola, riposizionare le lastre originarie, soprattutto per fragilità del materiale. Successivamente al rinforzo strutturale, si è proceduto con la realizzazione di un massetto impermeabilizzato per garantire una maggiore protezione dalle acque meteoriche ed infine alla realizzazione della nuova copertura in rame posta in opera rispettando il dimensionamento e la disposizione dei conci originari.

Le facciate esterne presentavano un degrado fisico dei materiali, dovuto prettamente agli agenti atmosferici. Per poterle restaurare è stato necessario eseguire una spicconatura accurata degli intonaci ammalorati, salvaguardando le zone integre. Per tutte le zone non spicconate si è proceduto alla raschiatura delle vecchie tinteggiature sintetiche con particolare attenzione ai capitelli, alle lesene, alle paraste ed a tutte le zone decorate presenti in facciata. Le porzioni interessate dalla spicconatura sono state ricostruite con intonaci eseguiti con malta confezionata in cantiere con calce idraulica naturale bianca e sabbia esente da limo. Al fine di eliminare il fenomeno della risalita capillare, la parte basamentale delle facciate è stata trattata con un ciclo di intonaco deumidificante eseguito mediante l’applicazione di una malta da rinzaffo antisale e successivamente trattata con l’applicazione di una malta macrocellulare fortemente traspirante a base di calce idraulica. Applicando le tecniche più innovative del restauro, è stata realizzata una barriera chimica eseguita attraverso l’iniezione a pressione di idrorepellente a base di polidimetilsilossanti in emulsione, esente da solventi.

Gli interventi di consolidamento e restauro sono stati realizzati dalla Parlato Spa, grazie al contributo della Conferenza Episcopale Italiana e con il “bonus facciate” applicato per la prima volta su una chiesa con sconto in fattura. L’ottimo risultato raggiunto si deve alla collaborazione di diverse figure: con il direttore dei lavori, l’architetto Antonella Viggiano, hanno lavorato l’architetto Valeria Fusco, funzionario della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Napoli, il geometra Francesco Davino, l’ingegnere Domenico Trombetta e l’ingegnere Antonio Esposito.

by parlatocostruzioni